venerdì 14 maggio 2010

Little Italy

POLITICA&PALAZZO | Marco Lillo
14 maggio 2010
Polizia, Servizi e giudici costituzionali: tutti nella rete di Anemone. Mancino: "Non ho avuto regali"
Ci sono tutti i luoghi simbolo degli ultimi scandali italiani. C’è la casa nella quale Silvio Berlusconi incontrava il giudice costituzionale Andrea Mazzella, che doveva decidere sul Lodo Alfano e c’è anche l’appartamento dove i congiurati della Rai e dell’Agcom, teleguidati dal Cavaliere, si riunivano per concordare la strategia contro Annozero. Ma soprattutto ci sono i luoghi dove dimorano tutti i segreti d’Italia. Dal capo della Polizia Antonio Manganelli ai capi dei servizi segreti, Gianni De Gennaro,Nicola Cavaliere e Paolo Poletti, tutti si rivolgevano a Diego Anemone. Dal vicepresidente del Csm Nicola Mancino all’ex ministro Pietro Lunardi.

Nei 385 nomi riportati in un file del suo computer da Diego Anemone troviamo un insieme di situazioni diverse. Ci vorrà molto per distinguere le situazioni trasparenti, come la ristrutturazione di un alloggio di servizio, da quelle opache. Alcuni dei personaggi tirati in ballo, come Guido Bertolaso, non hanno offerto una grande collaborazione all’accertamento della verità. Il capo della Protezione civile figura oltre che per la casa dei Parioli (che Il Fatto ha già descritto) anche per un secondo immobile in via Giulia. Sul primo il capo della Protezione civile conferma il pagamento di 20 mila euro per un lavoro di falegnameria. Mentre sulla seconda si affida a un comunicato con pochi particolari: “né Bertolaso, né i suoi familiari possiedono alcun immobile in quella zona del centro della città.

Per un breve periodo Bertolaso ha potuto utilizzare un appartamento in Via Giulia, posto nelle sue disponibilità da un amico, che non era il costruttore Anemone e non ha mai notato nella sua permanenza attività di ristrutturazione, né di altre opere edili, che comunque non sarebbero state di sua competenza o responsabilità”. Bertolaso non fornisce il nome dell’amico e rimane quindi poco chiaro perché Anemone colleghi via Giulia al suo nome. L’ex ministro degli interni Nicola Mancino e sua figlia Chiara sono citati nella lista per tre indirizzi: Corso Rinascimento, via Arno e via Adda.

In via Arno la figlia, il genero e la moglie del vicepresidente del Csm ci accolgono e con grande apertura mostrando i documenti e le fatture di una ristrutturazione pagata a prezzi di mercato ed effettuata da un’altra società: Ghisu e Ghisu che non ha nulla a che fare con Anemone. “Non abbiamo niente a che vedere con situazioni come quella di Scajola“ dicono in coro i Mancino. “Noi siamo entrati in affitto quando il palazzo apparteneva al Vaticano. Poi è stato venduto alla società Villa degli Ulivi che ha ceduto agli inquilini e noi abbiamo comprato. La ristrutturazione è appena finita ma l’abbiamo pagata fino all’ultimo euro. Anemone ha fatto solo il trasloco”. I Mancino non ci hanno mostrato la fattura del trasloco ma sostengono di averla. Mentre la storia di Corso Rinascimento è scandalosa ma perché è un caso da manuale degli scandali “affittopoli e svendopoli”. L’appartamento fu affittato dall’Ina ai Mancino e poi fu ceduto da Pirelli Re a un prezzo basso come a tutti gli altri inquilini. Mancino riuscì a rivendere con una plusvalenza di un milione di euro circa che poi è stata usata, insieme a una vendita di una casa di Avellino, per comprare le due case che erano state dello IOR, la banca del Vaticano, dalla societàVilla degli Ulivi.

“Anemone ci ha ristrutturato quella casa quando mio padre era ministro dell’interno nel 1992. Per ragioni di sicurezza i servizi segreti indicarono Anemone”, ricorda la figlia Chiara Mancino che aggiunge “non ci sono lavori più recenti riferiti a Corso Rinascimento. E non capisco nemmeno l’indirizzo di via Adda, dove non possediamo nulla”. Il capo dei servizi segreti Gianni De Gennaro figura due volte nella lista. Per una casa in una via dei Parioli riferita da Anemone alla sua persona e per uno studio legale, riferito a “figlio Di Gennaro”. L’appartamento dei Parioli è stato ristrutturato da Anemone e i lavori sono stati pagati da De Gennaro con assegni per un totale di 42 mila euro. La seconda casa è l’ex studio legale del figlio Francesco. I lavori, ricorda il suo socio di allora, l’avvocato Carlo Traverso“riguardavano i controsoffitti, le luci e il rifacimento completo del bagno, compresa la fornitura dei materiali. Francesco De Gennaro mi disse che conosceva una società che lavorava per il ministero dell’interno e che quindi ci avrebbe trattato bene. Effettivamente abbiamo pagato 10 mila e 200 euro nel 2006. Un buon prezzo, ma è stato tutto trasparente”.

Poi ci sono anche i lavori negli alloggi di servizio del vicedirettore del Dis, Nicola Cavaliere, dell’ex capo di stato maggiore della Guardia di Finanza Paolo Poletti, ora passato anche lui al servizio segreto, e di altri sei prefetti. C’è la casa del capo della Polizia Antonio Manganelli. Un appartamento ai Parioli di proprietà dell’enteEnasarco nel quale effettivamente Anemone stava lavorando fino a pochi mesi fa. E anche il ministro Piero Lunardi figura con due case: il palazzo di via dei Prefetti a Roma e “Cortina D’Ampezzo”. Entrambi gli immobili appartengono all’immobiliare San Marco dei figli dell’ex ministro. Il politico del Pdl ammette i lavori di Anemone nel palazzetto comprato in via dei Prefetti da Propaganda Fide ma sostiene “li fece quando era ancora del Vaticano”. Mentre nega i lavori della sua casa a Cortina: “non ricordo nulla di simile”.

Da il Fatto Quotidiano del 14 maggio

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