venerdì 14 maggio 2010

Anemone e i palazzi del potere

13 maggio 2010
Lunga la lista dei potenti che hanno usufruito dei servigi del costruttore

La lista è impressionante. Da Scajola a Bertolaso, da Mancino al generalePoletti, da Lunardi a Ercole Incalza, passando per Pupi Avati. I pubblici ministeri di Perugia non credevano ai loro occhi quando gli uomini della Guardia di Finanza di Roma gli hanno messo sotto gli occhi l’elenco che Diego Anemoneteneva gelosamente nascosto nel suo computer. Una lista di potenti che hanno usufruito dei servigi del costruttore che a febbraio è stato arrestato per corruzione. La lista comprende i nomi dei politici e dei burocrati protagonisti degli ultimi sviluppi dell’indagine perugina e questo ha attirato i sospetti dei pm Alessia Tavernesi e Sergio Sottani anche sui nomi che non sono minimamente coinvolti nell’indagine. La lista è esplosiva e va maneggiata con grande cura e i magistrati lo sanno. Dentro c’è di tutto: i lavori negli uffici del ministero e le ristrutturazioni nelle case private passando per gli alloggi di servizio di proprietà dello Stato che li cede in uso a ministri e generali per ragioni di sicurezza.

La lista indica anno per anno tutti i lavori "sensibili" effettuati da Anemone, con tanto di indirizzo e spesso anche il numero civico. Si parte nel 2003 con "Scajola, Via Barberini 38 e via del Fagutale". E già dall’inizio si comprende quanto è scivolosa questa elencazione reperita in un file nel pc di Anemone. Perché se via del Fagutale è l’indirizzo vicino al Colosseo della casa dell’ex ministro Scajola che è diventata ormai il simbolo dell’ultima fase dell’inchiesta, a via Barberini si trova l’ufficio del ministro dell’Attuazione del programma. Oltre alla casa e all’ufficio dell’allora ministro dell’attuazione del programma, nell’elenco del 2003 compare una novità assoluta: "Chiara Mancino Corso Rinascimento". Con tutta probabilità si parla dell’appartamento di fronte al Senato della figlia di Nicola Mancino che abitava alora nello stesso stabile dove il papà aveva una magione principesca.

Nel 2004, accanto a via Fagutale e via Barberini 38 compare un terzo indirizzo indicato genericamente: "Colle Oppio", un luogo vicino vicino alla casa comprata in quell’anno con gli assegni di Zampolini dal Generale dei servizi segreti Francesco Pittorru. Ma sarà solo un caso. Sempre nel 2003 e 2004 compare anche "Guido Bertolaso, via Giulia e via Bellotti Bon", cioé la casa privata del capo della Protezione civile. Con riferimento a Bertolaso si elencano anche "via Ulpiano e Vituliano", uffici della Protezione Civile. La lista vede protagonista la Guardia di Finanza. Accanto alla sigla "G.F" si elencano generali e uffici. C’è l’indicazione “via Ofanto, Poletti”. Il generale che è stato Capo di Stato maggiore delle Fiamme gialle fino allo scorso anno quando è andato a ricoprire la poltrona di numero due dell’Aisi, il servizio segreto, abitava allora in via Ofanto, in un alloggio di servizio che era una casa precedentemente confiscata dallo stato alla mafia. Probabilmente si tratta di lavori a spese dello Stato. Poi c’è “G.F. Carelli, via dell’Olmata” e “G.F. via dell’Olmata primo piano”, cioé la sede del comando del nucleo che attualmente fa le indagini sulla cricca di Anemone e soci.

Nel 2005 ricompare Nicola Mancino. Stavolta con tre indirizzi. "Mancino via Arno, Corso Rinascimento; via Adda". E anche Scajola sembra tornare: "Ministero Attività Produttive, via Molise, ufficio Scajo". Ovviamente ora bisognerà capire cosa si nasconde dietro ciascun lavoro. Cosa è stato fatto nelle abitazioni private di Bertolaso, Mancino e degli altri vip. Non è affatto detto che dietro quei nomi e quei lavori si celino comportamenti illeciti. Ma certamente vicende da approfondire da parte degli investigatori. Come quella dei pagamenti per il cognato di Bertolaso emersa dalle carte di Anemone, un vero pozzo senza fondo di sorprese. Secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano, sono spuntati due pagamenti a Francesco Piermarini, fratello di Gloria, moglie di Bertolaso. L’ingegner Piermarini ha incassato 130 mila euro dalla società Cogecal "riconducibile al gruppo Anemone" che si occupava di bonificare la Maddalena in vista del G8.

Il secondo pagamento è più antico e interessante. Si tratta della parcella di 30 mila euro onorata dalla Anemone costruzioni all’ingegner Piermarini per l’attività prestata nella ristrutturazione della caserma Zignani di Roma. Nel luglio del 2004, Anemone costruzioni srl si aggiudica un appalto da 8 milioni per «ristrutturazione, adeguamento funzionale e impianti integrati di sicurezza» per l’edificio militare che in parte sarà poi destinato a sede dei servizi segreti. Piermarini ottiene probabilmente una parte della progettazione.Piermarini, sollecitato dal Fatto a offrire una sua versione sia sull’incarico da 130 mila euro che su quello da 30 mila, replica con questa dichiarazione scritta: “Per quanto riguarda la Maddalena, la controparte del mio disciplinare di incarico è la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Mentre per l’altra prestazione non ho altro da aggiungere a quanto già dichiarato precedentemente alla Guardia di Finanza". Il sottosegretario Guido Bertolaso, investito della questione tramite il suo portavoce, ha evitato di commentare l’ennesima vicenda nella quale il suo nome e quello della sua famiglia si ritrova accoppiato a quello degli Anemone.

Da il Fatto Quotidiano del 13 maggio


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