






Scritto da Nando dalla Chiesa | |
Sunday 06 December 2009 Ecco il testo del mio intervento alle manifestazioni di ieri a Milano e Genova "Volete voi che vi parli di Gaspare Spatuzza? Volete voi che vi parli dell’avvocato Mills? Non vi parlerò né dell’uno né dell’altro. Vi parlerò invece della decenza. Perché se oggi sono qui è per un bisogno di decenza. Non ho bisogno di rivelazioni. Mi basta, mi avanza, mi toglie quasi il respiro quel che ho visto e sentito in questi anni. Un paese decente non può. Non può avere per capo del governo un signore che disconosce l’autorità delle leggi e pretende di non sottomettersi loro per ciò che ha fatto ieri, che fa oggi e che farà domani. Un capo del governo che insulta senza coraggio (perché sempre pronto a smentirsi) tutte le istituzioni del suo paese, se solo lo ammoniscono che le leggi esistono e vanno rispettate. Un capo del governo che disfa i codici, scassa la giustizia, manda liberi i criminali per non rispondere dei reati che gli vengono contestati. Non è decente un paese in cui sono gli indagati, gli imputati e i pregiudicati a scrivere il codice penale e ad attaccare i loro giudici senza contraddittorio sulle televisioni di Stato. Non lo è nemmeno un paese in cui il capo del governo offre alle sue favorite non gioielli e profumi ma posti di governo, poltrone istituzionali e pubbliche responsabilità in nome del popolo. In cui il capo del governo impiega la metà del suo tempo -di questo sì abbiamo le prove- non a lavorare per il paese ma a corteggiare signorine e tramare contro la giustizia. In cui gli aerei di stato vengono usati per sbarcare menestrelli e ballerine nei luoghi di sollazzo del capo del governo e della sua corte variopinta, minorenni comprese. Nessuna civiltà, nessuna decenza possono riconoscersi a un paese in cui i luoghi sorvegliati e protetti dalle forze dell’ordine vengono violati da donne sconosciute e noleggiate da imputati di traffico di droga per divertire i potenti di Stato, anzi, il più potente tra loro. Non è decente il paese in cui il capo del governo dà pubblicamente e per strada della “stronza” a una cittadina che lo contesta con parole civili. In cui il capo del governo risponde alla giovane che lamenta l’assenza di lavoro invitandola a sposarsi con un ricco. Od offende il sedicenne che gli denuncia l’ indigenza di suo padre rispondendogli “si vede che non ha lavorato abbastanza”. C’è in tutto questo la perdita del decoro; del rispetto e della rispettabilità. Non c’è decoro quando dopo una calamità naturale il capo del governo annuncia pubblicamente ospitalità nelle proprie residenze per i disperati senza tetto e poi non ne dà ad alcuno. Quando le relazioni internazionali del paese si costruiscono su ospitalità libertine e su scherzi d’infanzia o ammiccamenti senza intelligenza. Quando appuntamenti diplomatici di prima importanza vengono disertati d’improvviso per attardarsi in convegni erotici da basso impero. Non c’è decenza se nel paese sfregiato e straziato dalla mafia il capo del governo grida che strozzerebbe con le sue mani chi ha fatto film e libri sulla mafia. Se egli ha tenuto per anni come suo ospite e commensale un capomafia sanguinario spacciandolo per stalliere. Se il suo socio di sempre e senatore definisce quel capomafia un eroe, in un evidente impeto di gratitudine per non avere egli raccontato nulla ai magistrati di quanto aveva visto e saputo. Io non ho bisogno di sapere da Spatuzza della trattativa. A me basta vedere. Vedere che è stato appena deciso che i beni sequestrati alla mafia possono essere rivenduti all’asta, dove la mafia li ricomprerà intimidendo la concorrenza. A me basta vedere la campagna condotta contro i collaboratori di giustizia, indeboliti per legge e bersagliati senza fine dai giornali posseduti o controllati dal capo del governo. A me basta vedere che il carcere duro viene ridotto progressivamente nelle sue applicazioni dai giudici di sorveglianza e dalle burocrazie. Che il concorso esterno in associazione mafiosa (pensato e voluto da Falcone e Borsellino) viene oggi attaccato per salvarsi dai processi. Non ho bisogno di Spatuzza. Io vedo che mentre le forze dell’ordine e i magistrati prendono i latitanti indipendentemente dai governi, le leggi (che sono l’espressione più chiara della volontà politica) rendono sempre più difficili o impossibili i processi e ostacolano le indagini, o rendono irriconoscibili le tracce e i movimenti dei capitali sporchi. E che il governo non scioglie per mafia i comuni che i prefetti e perfino il ministro dell’interno chiedono di sciogliere.Questa è la trattativa. Non è decente un paese in cui l’opposizione e chi non si fa servo nella maggioranza vengono ricattati con video, foto, notizie, minacce di notizie sulla vita privata, a opera dei giornali del capo del governo. In cui si colpiscono le intercettazioni telefoniche legali e si moltiplica il controllo illegaledelle persone a opera di gruppi privati, del sottobosco dei servizi o di faccendieri senza scrupoli. Dove i testimoni scomodi vengono ammazzati o intimiditi. Dove i giornalisti e gli opinionisti critici vengono ripetutamente portati in giudizio civile per rovinarli economicamente. Dove i giudici scomodi vengono pedinati e filmati e poi messi alla gogna in pubblico per il colore del calzino. Dove si assiste alla più ossessiva campagna ideologica della storia repubblicana contro i comunisti ma si adottano i metodi di controllo dei regimi comunisti e si innalzano ad amici privilegiati e a esempi di democrazia gli avanzi più ripugnanti di quei regimi. Non è decente un paese dove si continua a parlare di Dio, di patria e di famiglia da gente senza Dio, né patria né famiglia. Dove il potente può tutto, senza confini, e il più debole diventa il capro espiatorio indifeso di tutti i rancori e degli umori peggiori, dei coraggi repressi e delle quotidiane frustrazioni di persone che hanno messo in vendita la loro libertà e la loro pietas. Noi viviamo oggi in un’orgia di indecenza. Ma l’indecenza, cari amici, non sta tutta da una parte. Da quella parte è grande, sterminata. Ma proprio perché lo sapevamo, avremmo dovuto fare l’impossibile perché non tornasse al potere, dopo che per cinque anni di fila gli italiani avevano fatto vincere le elezioni al centrosinistra. L’indecenza sta anche nell’essersi infischiati del pericolo di quella indecenza più grande per inseguire le proprie personali o partitiche ambizioni. Nell’averle messe davanti all’ Italia e agli italiani. Nulla c’entra Berlusconi se un killer della camorra risulta iscritto al Pd, se amministratori del centrosinistra finiscono in scandali di ogni tipo e di ogni livello quasi in ogni regione, se un senatore dell’opposizione divide il suo braccio destro a mezzadria con un boss di Cosa Nostra. Non siamo tutti uguali. Ma a me piacerebbe che questo No B Day fosse l’inizio di una vera, grande, consapevole, partecipata rivolta morale contro tutto ciò che rende possibile il dominio di Berlusconi e ce ne fa assimilare i modelli di vita e di pensiero. Una rivolta morale in nome di un paese capace di riscoprire l’orgoglio di sé. Che scopra la bellezza senza fine, la rigorosa serenità, la grandezza civile della decenza." http://www.nandodallachiesa.it/public/index.php?option=content&task=view&id=1229 |
Silvio Berlusconi, Italy’s flamboyant prime minister, has always seemed able to float above the controversies that episodically crowd in on him, like the impish hero of some picaresque novel. Italian voters continue to elect him and the wave of sex scandals that have kept his name in the news for much of this year has, if anything, added to his mystique.
But things could now – at last – be getting serious for Il Cavaliere.
On Friday, in Turin, he was named in court by a convicted killer as having links to Sicily’s Mafia in the midst of a bombing campaign carried out by the Cosa Nostra in the early 1990s. The allegations – denied by Mr Berlusconi – nevertheless highlight his links with Marcello Dell’Utri, a close associate appealing against a nine-year jail sentence for Mafia association. On the same day, in another court in Milan, Mr Berlusconi’s lawyers said that his official duties prevented him from appearing to defend himself against charges that he had bribed David Mills, his former UK lawyer, to give false testimony. He is also a defendant in a separate trial involving his Mediaset TV interests, while last week yet another court demanded that his Fininvest holding company provide a €750m bank guarantee against damages awarded against it in a takeover battle for the Mondadori publishing house.
Since the constitutional court in October struck down a law he pushed through to make sitting prime ministers immune from prosecution, Mr Berlusconi has been under siege. His wife’s claim for a punitive divorce settlement has added to his woes – and kept the headlines well stoked. Over the weekend, Italians mounted a big No to Berlusconi demonstration.
Even his ally, Gianfranco Fini, a possible successor who has hurtled from post-fascism towards the political centre, was recorded saying Mr Berlusconi confuses “leadership with absolute monarchy”. His foreign policy, based on personal ties to leaders such as Vladimir Putin and Muammer Gaddafi, sometimes appears to mix state and business affairs.
It is premature to count this wily survivor out – but he is skating on thin ice. His own complaint that he cannot govern and fight the barrage of court cases against him is surely right. He may dismiss it all as a witch-hunt by “red magistrates”. But his government is starting to spend more time dealing with Mr Berlusconi’s problems than the country’s. Tough decisions to reform Italy’s economy and institutions will not be taken while he remains prime minister.
Copyright The Financial Times Limited 2009
http://www.ft.com/cms/s/0/230a7a4e-e29c-11de-b028-00144feab49a.html