giovedì 31 luglio 2008

I "tre processi"


Renato Schifani, presidente del Senato, ha citato il giornalista Marco Travaglio per un milione e trecentomila euro.
Schifani vuole essere risarcito per presunti danni subiti a causa di un articolo di Travaglio e dell’intervista rilasciata allo stuoino Fabio Fazio nella trasmissione: “Che tempo fa”. Travaglio ha citato dei contenuti del libro: “I complici” scritto da Lirio Abbate e Peter Gomez nel quale Schifani è menzionato più volte, per l’esattezza alle pagine 14, 70, 71, 72, 74,7 5, 77, 78, 80, 81, 82, 84. Lirio Abbate è sotto scorta a causa di minacce mafiose e il libro, uscito in prima edizione nel febbraio del 2007, non mi risulta sia stato ritirato.Schifani ha preannunciato querela contro l’ex presidente del consiglio comunale di Villabate, Francesco Campanella, indagato per mafia per rapporti con Mandalà e Provenzano. Lo ha fatto per le dichiarazioni di Campanella ai giudici di Palermo in cui affermava che il nuovo piano regolatore di Villabate sarebbe stato concordato da Mandalà con Schifani.Quindi abbiamo due processi (più un terzo).
Il processo numero uno: Schifani contro Travaglio, per danni riferiti ai suoi articoli e alla sua intervista.
Il processo numero due: Schifani contro Campanella, querela per le sue dichiarazioni.Il processo numero due potrebbe (dico potrebbe) accertare che Campanella ha dichiarato il vero. In questo caso Travaglio avrebbe ragione nel processo numero uno.Ma il processo numero due, se accertasse responsabilità di Schifani (dico sempre se), non si potrà celebrare nei prossimi cinque anni grazie al lodo SchifoAlfano. Schifani ci aveva già provato nel 2003 con il lodo Schifani a rendere immuni le prime più alte cariche dello Stato. La Corte Costituzionale lo bocciò. A volte ritornano.
C’è poi il processo numero tre, quello che non si potrà mai celebrare. Travaglio infatti non può querelare Schifani per le accuse che gli ha mosso in quanto questi è immune da processi.Nel caso Travaglio sia condannato lancerò una pubblica sottoscrizione per pagare il milione e trecentomila euro.I Quattro dell’Ave Maria possono far processare i cittadini. I cittadini non possono far processare i Quattro dell’Ave Maria.

(dal blog di Beppe Grillo: http://www.beppegrillo.it/
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iniziativa Travaglio

domenica 20 luglio 2008

venerdì 18 luglio 2008

Gasparri: «Il Csm è una cloaca»






«La cloaca del Csm correntizzato, partitizzato e parcellizzato è uno scandalo che offende gli italiani».



Lo dichiara a Radio Radicale il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.
«Reputo prioritaria una equilibrata riforma della giustizia. La separazione delle carriere è un'esigenza prioritaria per restituire maggiore trasparenza alla giustizia, la depoliticizzazione della magistratura è un'emergenza democratica. La magistratura seria e laboriosa composta dalla maggioranza dei magistrati è la prima vittima di quattro guitti che usano le toghe per un'azione di militanza politica, che occupano militarmente il Csm e che non giovano a un'immagine della magistratura fortemente incrinata come si vede dai sondaggi, una reputazione che la magistratura non merita».

Poco dopo il chiarimento dello stesso Gasparri:
«Non intendevo denigrare l'istituzione in quanto tale o chi ne ha la guida operativa - sottolinea in una nota -. L'espressione, che può essere apparsa indubbiamente eccessiva era collegata alle note polemiche con taluni esponenti del Csm che recentemente hanno assunto iniziative che hanno alimentato un acceso dibattito anche in riferimento ai compiti e ai limiti delle diverse istituzioni».


http://www.radioradicale.it/modules/archivio/riascolta_real.php?dt=2008-07-18&oi=10.23.22&oe=11.02.51



lunedì 14 luglio 2008

La lezione di "Cuore"


Repubblica — 12 luglio 2008 pagina 1

L' intervento severo e intelligente di Curzio Maltese (Repubblica di ieri) sul cortocircuito linguistico di piazza Navona (cortocircuito tra linguaggio della satira e linguaggio della politica) mi ha fatto tornare in mente l' esperienza felice e tormentata di Cuore, il giornale satirico che fondai e diressi nella prima metà dei Novanta. Senza la pretesa di impartire lezioni ad alcuno, credo possa essere utile farne cenno. In nuce, il panorama sociale e soprattutto politico preannunciava molto di quanto poi accadde. La sinistra dei partiti già deperiva e imboccava la sua interminabile e interminata mutazione, e si cominciava a parlare diffusamente della sua "crisi di rappresentanza". La satira in genere, e Cuore soprattutto, ottennero in breve un largo credito di pubblico. Che - specie con il senno di poi - voglio definire "successo", e non già "consenso", proprio perché di un giornale, e non di un movimento politico, stiamo parlando. Eppure anche allora, esattamente come oggi, ci trovammo a fare i conti con l' ambigua, seducente tentazione di sorvolare sugli ambiti, e caricarci in spalla, un po' per celia un po' per non morire, una fetta (indebita) di rappresentanza politica. Lo svuotamento della politica (già forte in quegli anni, fortissimo adesso) già apriva di suo ampi varchi: e dove si creano vuoti, si è indotti quasi "fisicamente" a occuparli. Il vuoto attrae e trascina. Del ruolo di supplenza della satira, in termini di opposizione "vera", di vivificante critica al potere e al way of life corrente, già si discuteva allora, con ovvio ma pericoloso compiacimento da parte di noi satirici. Per il resto, a ingigantire la tentazione, provvedeva quel gradevole e subdolo ingrediente che è l' applauso del pubblico. Alle feste estive di Cuore arrivavano da tutta Italia decine di migliaia di persone, soprattutto ragazzi. Il clima era febbrile, allegro, tipico delle comunità che si riconoscono e si galvanizzano. Vennero leader politici, intellettuali, artisti, preti, segretari di partito e capi di movimenti, venne quasi al completo il piccolo esercito della sinistra di lotta e di governo. Il piccolo giornale si ritrovò a essere il catalizzatore di parecchi dei più vivaci umori dell' epoca, e il suo direttore, poco più che trentenne, si ritrovò a essere un leader, tanto da meritare dal vecchio e combattivo dirigente comunista Maurizio Ferrara (papà di Giuliano) il titolo di "capo del partito trasversale delle teste di cazzo". Del quale mi fregio ancora oggi, nei momenti di incertezza, con qualche nostalgia. Fortunatamente, non ero abbastanza "testa di cazzo" da non farmi la sola domanda seria che dovevo farmi: va bene, sono un leader. Ma di che cosa? La domanda, fortunatamente, non me la posi in solitudine. La mia redazione, con il complemento formidabile di vecchi briganti della satira italiana, artisti a tutto tondo e non già militanti politici, superò ogni tentennamento tenendo conto di un semplice, inoppugnabile ostacolo: se volevamo difendere il nostro linguaggio, e continuare a parlarlo, dovevamo continuare a fare un giornale e solo quello. Ogni altro possibile sbocco, ogni cedimento alla raffica di sollecitazioni (ma perché non fate un partito? perché non vi presentate alle elezioni?) ci sembrò esiziale, per il ragionevole motivo che il linguaggio della politica era troppo differente, per fini e per mezzi, dal nostro. Non voglio dire migliore o peggiore: diverso, profondamente diverso. Tanto è vero che le pochissime mobilitazioni "politiche" di Cuore discendevano direttamente dalla loro matrice satirica. Fondammo le "Brigate Molli" e istituimmo la pratica dell' "aggiunta proletaria", parodia situazionista dell' esproprio proletario: i nostri lettori, a centinaia, restituivano negli scaffali dei supermercati le merci in eccesso, gli acquisti inutili e fotografavano l' azione. Altri adorabili pazzoidi organizzati andarono alle edicole delle loro città offrendosi come omaggio agli acquirenti di Cuore, paradossale gag sugli inserti speciali e sulla dittatura del marketing, l' inserto umano che cercava di convincere l' esilarato compratore a portarlo a casa insieme al settimanale~ Di più e di diverso, niente. Forse perché la nostra presunzione artistica generò, quasi senza volerlo, gli anticorpi dell' umiltà politica. Forse perché all' epoca eravamo ancora convinti, o speranzosi, o illusi, che la politica, oggetto infinitamente più grande di un giornale, potesse e soprattutto dovesse ripartire da sé sola, sbrogliarsela, senza bisogno di mosche cocchiere così orgogliosamente disorganiche, e per fortuna costrette all' autonomia dal loro stesso linguaggio "specializzato", così acuminato e insieme così delicato. Così importante e così marginale. Ora, e venendo all' oggi: né la logica né il diritto impediscono a un artista di darsi alla politica. Esattamente come un ingegnere, un idraulico, un operaio, un impiegato e perfino un onorevole, anche un comico o un satirico hanno il sacrosanto diritto, in quanto cittadini, di occuparsi della cosa pubblica: meritano soltanto il ringraziamento di chi non ha avuto altrettanto spirito di servizio, e gusto del rischio. Ma non possono farlo sperando di portarsi dietro l' armamentario acquisito fino a lì, in tutt' altro ambito. Non possono pretendere che la politica, che ha una sua grammatica e una sua sintassi, accetti una colonizzazione culturale così impetuosa e immediata, saltando tre o quattro passaggi logici in un battere di mani. Non possono confondere il loro successo (meritato) con il consenso politico, che è una stratificazione faticosa almeno quanto il successo artistico: ci sono leader politici, la dico come al bar, che si sono fatti un mazzo così per diventarlo. Piaccia o non piaccia, quella strada è lunga, piena di spine, di lusinghe e di tradimenti. Avessimo fatto "il partito di Cuore" ci saremmo meritati parecchi titoli di giornale e una cospicua manciata di voti: tal quale quella degli infiniti partitini succedutisi nell' infinito (e perdente) albo della sinistra italiana, che ha prodotto più partiti e movimenti che risultati plausibili. Si capisce che oggi la confusione degli ambiti, il cock-tail di competenze e perfino di identità, diciamo il precariato oppure diciamo la virtualità delle mansioni e delle funzioni (Carfagna ministro non è uno scandalo sessuale, è un obbrobrio politico), insomma la distruzione degli ambiti e dei loro linguaggi specifici, è uno degli ingredienti più vistosi, e più deteriori, della società dello spettacolo. Questo rende la tentazione della politica ancora più irresistibile, perché a differenza delle mele e delle pere che le nostre maestre elementari ci spiegavano di non poter sommare, gli applausi si sommano facilmente anche quando sono mele e pere. Voterei volentieri per Guzzanti e per Grillo, o per chiunque altro avesse il coraggio e la faccia di mettersi in palio con tanta energia, se solo avvertissi che gli ambiti non sono confusi (la confusione è il conformismo della nostra epoca), che il linguaggio è congruo, sta insieme, rende l' idea. Perché uno dei possibili antidoti al casino nel quale viviamo immersi è appunto questo: provare disperatamente a ristabilire ambiti e competenze. Chi è bravissimo nel suo rischia di diventare incongruo e dannoso quando pensa di inventarsi una specie di generalismo mediatico nel quale la battuta rimpiazza goffamente il progetto politico, e il progetto politico insegue affannosamente la battuta. La satira e la comicità sono cose troppo serie per dilapidarle in politica. -
MICHELE SERRA

L'amaca

Repubblica — 09 luglio 2008
Sarei andato volentieri in piazza Navona, ieri, se avessi capito meglio contro chi era diretta la manifestazione: contro Berlusconi e le leggi-canaglia, d' accordo. Ma anche contro Veltroni e il Pd? Contro l' altro pezzo di opposizione, quello che ha raccolto un terzo del voto politico? Contro Napolitano, che non sarà Che Guevara ma non è neanche un servente del premier? La sinistra italiana è troppo spelacchiata, troppo stordita, troppo battuta per permettersi equivoci di questo tenore, e di questo spessore. Il grado di "purezza" aiuta a specchiarsi con qualche soddisfazione, tonifica l' umore e l' autostima di chi se ne sente portatore. Ma non serve a raccogliere e compattare le (poche) forze disponibili per cercare di reggere l' urto. La politica è fatta di orgoglio, ma anche di umiltà. Questo è un Paese di destra, che ha rieletto a furor di popolo un premier di quella fatta e di quel calibro morale. Dolersene è legittimo, alzare la voce pure, ma se il primo bersaglio della tua polemica è il vicino di banco in Parlamento, il tuo simile però troppo cedevole, il tuo omologo però non abbastanza "duro", si ricade a piedi pari nell' eterna, vanitosa, umiliante rissa di sempre. L' antiberlusconismo non si misura in centimetri né in "durezza": quelli sono criteri tipici dell' inquilino di Palazzo Chigi e della sua vastissima claque. Per favore, troviamone altri. -
MICHELE SERRA

Il polverone del cavaliere



Repubblica — 05 luglio 2008 pagina 1

La festa appena cominciata è già finita. Lo scandalo di letto e potere che ha tanto appassionato i media in questi giorni è stato chiuso ancora prima di esplodere davvero. Berlusconi ha deciso che da oggi non se ne parlerà più e magari andrà proprio così. Si parlerà dei successi del governo e dell' infallibile rimozione dei rifiuti a Napoli, entro il mese. Le montagne d' immondizia che soffocano le istituzioni, quelle dovranno aspettare. Nelle democrazie gli uomini di potere rispondono all' opinione pubblica e all' opposizione. In Italia è il contrario.In una democrazia si sarebbe discusso dello scandalo vero: e cioè l' incredibile commistione tra un alto dirigente della tv pubblica e il leader politico proprietario della rete concorrente. Invece il patto scellerato Rai-Mediaset è stato oscurato dal polverone suscitato dalle intercettazioni scabrose che tutti dicono di conoscere ma che nessuno di noi ha visto e che - come ha scritto D' Avanzo - sono state in parte distrutte e in parte messe sotto chiave a Napoli. Il monarca si è infastidito e ha usato tutti i suoi poteri, legislativo, economico e mediatico, per mettere a tacere le voci. Da padrone delle televisioni si è convocato per dare spiegazioni in una delle sue reti e poi si è sconvocato. Quindi ha deciso di chiudere l' incidente, nel corso di una conferenza stampa in cui non erano previste domande, con un monologo dove si è presentato ancora come martire della magistratura. Fine della ricreazione. Berlusconi ha detto che queste vicende non interessano agli italiani. E' doppiamente vero. Primo, perché quello che interessa o non interessa agli italiani, da molti anni, lo decide direttamente Berlusconi, da dominus assoluto dell' informazione. Secondo, perché davvero sembra importare poco. Quand' anche fosse deflagrato con la pubblicazione dei dialoghi veri, ormai mandati al macero, il caso delle ministre forse non avrebbe suscitato questo grande scandalo. Magari all' estero sì, ma non in Italia. La maggioranza dei cittadini non si è scandalizzata neppure quando Berlusconi, in campagna elettorale, ha definito «eroe» il boss mafioso Mangano. La maggioranza dei cittadini non si scandalizza quando, ogni giorno, vengono picconati pezzi di Costituzione e si attenta all' indipendenza della magistratura. La maggioranza non si scandalizza per l' avanzata di un regime feudale che trasforma i cittadini, poco a poco, in sudditi. A Berlusconi l' elettorato ha dato stavolta una delega in bianco. Qualunque cosa abbia fatto, faccia o dica, l' importante è che il premier mantenga la sua fama di mago e risolva con un colpo di bacchetta la crisi, tramutando il declino in nuovo boom economico. Una fede immotivata, visti i precedenti, ma nonostante questo incrollabile. Meglio, tanto più incrollabile quanto più irrazionale. Tuttavia, poiché nessuna comunità riesce a sopravvivere senza un' istanza etica, non sarebbe giusto concludere che siamo diventato un paese totalmente amorale. Questa sarebbe almeno una soluzione chiara. Siamo al contrario una nazione che pullula di piccoli moralisti, ansiosi di ripristinare una legalità piccola ma feroce, nei confronti della piccola criminalità. L' antipolitica s' incarica poi di convogliare l' indignazione verso bersagli odaitissimi quanto irrilevanti. L' aumento di stipendio di un consigliere comunale oggi provoca inauditi furori, mentre «non interessa» che Berlusconi in quindici anni di politica si sia arricchito più di quanto potranno fare migliaia di amministratori locali in molte vite. Il mancato arresto di una borseggiatrice rom risulta assai più intollerabile della sicura impunità di grandi bancarottiere, colpevoli di aver rovinato migliaia di famiglie. La consulenza di poche centinaia di euro affidata da un assessore a una lontana parente, magari capacissima, suscita un' ondata di biasimo sociale, ben superiore all' eventuale nomina a ministro di un ex velina. La circostanza che le ministre chiacchierate siano le stesse cui il premier affida i solenni compiti di promuovere nel Paese una battaglia per la meritocrazia e la pari dignità fra i sessi, aggiunge soltanto un tocco di grottesco alla generale perdita di senso. In tanti anni di egemonia, il berlusconismo è riuscito nel capolavoro. La vita pubblica italiana è ormai la replica perfetta della poltiglia televisiva. Un blob grondante di volgarità e stupidità dove si capisce benissimo chi comanda e chi serve, come si ottiene il successo, quali sono il ruolo delle donne e i compiti del pubblico: applaudire e ridere a comando. Chi non sta al gioco, è cancellato dallo schermo. Negli intervalli, passano gli spot. Perfino il presidente del consiglio interrompe le conferenze stampa ufficiali per far passare spot dei suoi manifesti di partito. Alle minoranze dei non assueffatti, dei non rassegnati, fa male pensare al patrimonio di civiltà, cultura, intelligenza, opportunità che questo paese ha bruciato negli ultimi quindici anni per inseguire i problemi, le fantasie, i deliri, i progetti di un piccolo uomo. Ma al momento non s' intravvedono alternative all' orizzonte e i sondaggi che il Cavaliere sbandiera sono reali. E' reale la perdita di memoria collettiva di una Macondo dove un giorno bisognerà trovare nuovi nomi per le cose. S' è perso il ricordo stesso della grandezza.
Dopo aver riscritto la Costituzione materiale e la storia repubblicana, forse nei prossimi anni si riscriverà anche la letteratura. Nella prossima versione per le scuole dei I Promessi Sposi, Lucia la dà senza tante storie a Don Rodrigo, che se ne vanta al cellulare con l' Innominato e gli chiede di trovare un posto a lei e a Renzo. Don Abbondio siede da tempo alle massime cariche dello stato, Azzeccagarbugli è ministro di giustizia. E' difficile però cambiare il finale, Perché in questi casi, alla fine, arriva sempre la catastrofe, arriva la peste. Per quanto Don Ferrante, ministro dell' economia, sia molto ottimista.
CURZIO MALTESE



giovedì 10 luglio 2008

Berlusconi, Silvio

Encyclopedia of World Biography
Date: 2005

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi (born 1936) is one of the most controversial leaders in the history of a country known for governmental corruption and vice. Primarily a businessman with massive holdings and influence in international media, he is regarded by many as a political dilettante who gained his high office only through use of his considerable influence on the national media.
Hated by many but respected by all at least for his bella figura (personal style) and the sheer force of his will, Berlusconi has parlayed his business acumen and influence into a personal empire that has resulted in Italy's longest–running government ever and in his becoming the country's wealthiest man. Bursting onto the scene with no political experience in 1993, he campaigned—using his vast network of media holdings—on a promise to purge the notoriously lackadaisical Italian government of corruption. He won appointment to the office of prime minister in 1994. However, he and his fellow Forza Italia Party leaders soon found themselves accused of the very corruption he had vowed to eradicate. Charges of bribery, extortion, and other abuses of power trailed the leader until he was forced to resign later in 1994. Despite convictions on a number of corruption charges that were later overturned, the suave Berlusconi was again elected prime minister in 2001, and remained in that post as of late 2004. He is owner of one of the world's most valuable soccer franchises, the country's biggest private television network, a publishing conglomerate, assorted department stores and insurance companies, a newspaper, a magazine, and a bank. His personal monetary worth is estimated at U.S. $10 billion.
Entrepreneurial Streak Apparent Early On
Berlusconi was born on September 29, 1936, in Milan, Italy, the first of two sons of a middle–class bank clerk and a housewife. His precocious interest in business matters was matched by his passion for making money, and even as a boy he was already earning an income by organizing puppet shows for which he would then charge admission. While studying law at the University of Milan, Berlusconi sold vacuum cleaners, worked as a singer on a cruise ship, took portrait photographs, and did other students' homework for a fee. He also formed an important friendship with Bettino Craxi, who would later become Italian prime minister. His graduation thesis from law school was titled, "The Newspaper Advertising Contract."
As soon as he left school, Berlusconi began working in real estate because he sensed the development boom that was coming in response to the post–war prosperity of the 1960s. Declining his father's offer of a job at his bank, the young man managed to put together enough loans to found two real estate and development companies: Cantieri Reuniti Milanesi in 1962 and Edilnord in 1963. Edilnord won the contract for the development of Milano Two, an attractive suburb north of Milan for the upper class, in 1969, and in 1974 Berlusconi entered the world of media when he decided to install a cable television network (through his new Telemilano company) to service the fashionable bedroom community. Edilnord developed the chic Milano 3 suburb in 1976, having become the top developer of residential and commercial properties by that point.
Became Media Mogul in 1970s and 1980s
Following the Constitutional Court's 1976 ruling that the Radio Televisone Italiana (RAI) conglomerate could no longer extend to the local level its legal monopoly over national broadcasting, Berlusconi launched a massive effort to capitalize on the legitimization of "pirate" television station operators. He founded a holding company, Fininvest, to manage his expanding portfolio of interests as 700 commercial stations mushroomed virtually overnight. Berlusconi worked quickly to create a major library of films, and then rented them out to the new stations in exchange for their advertising on his new Pubitalia publishing subsidiary. By 1980, he was the dominant force in a skyrocketing television market that over the next five years increased its share of national advertising from 15 to 50 percent.
In the meantime, Berlusconi began stringing together a nationwide communications network, Canale Five, in 1977 and completed it in 1980. He created the illusion of a single channel that people could tune into by sending the same film by courier to many of the independent television stations. The pirate stations would then transmit the show simultaneously to their viewers. Unabashedly appealing to the mass market, he stockpiled foreign game shows, soap operas, and popular movies to lure viewers away from the stodgy government–run channels. Berlusconi's position as a media baron was strengthened when the courts reversed their earlier decision and legalized private national networks as long as anti–trust provisions were observed. He bought out two of his closest competitors in 1982 and 1984, cementing his domination of the country's commercial television market. Meanwhile, the reach of Berlusconi's media empire had extended to commercial television in France, where he created La Cinq in 1986; in Germany, where he founded Telefunf in 1987; and in Spain, where he established Telecinco in 1989.
When the courts ruled later in 1984 that Canele Five had usurped RAI's state–sanctioned right to broadcast a national service simultaneously, Berlusconi summoned his old friend Craxi, who had since become prime minister, to reverse the order. Thus benefiting from a general move toward deregulation, Berlusconi was permitted to maintain a virtual duopoly with RAI over the nation's television market. For the remainder of the 1980s, he continued to acquire more and more media holdings.
One of Berlusconi's key purchases during this period was of the Milan AC Soccer Club in 1986. A passionate soccer fan, he poured money into the club until it soon became the most successful Italian soccer team ever. (With him as chairperson, the team has since won the Champion's League title four times, the National League title seven times, and the World Cup Championship twice). He also bought the popular Standa department store chain in 1988 and, after a gigantic legal tussle, the Arnoldo Mondadori Editore S.P.A. magazine, book, and newspaper publishing group in 1990. The latter purchase gave Berlusconi instant control over 20 percent of the Italian publishing market. His relentless acquisitions also exponentially increased Fininvest's debt load to dangerous levels, but Berlusconi had already become a billionaire.
Launched Political Career
At this point, Berlusconi found himself increasingly hounded by demands from all quarters that he break up his media empire for violating virtually every anti–trust law in the books. As these pressures increased through the first part of the 1990s, he made a decision that some saw as foolish but that others perceived as an effort to grab the power of the very forces opposed to him: he announced that he would run for prime minister. In typical aggressive fashion, Berlusconi handed over to close friends all his positions at Fininvest and other companies to avoid political conflicts of interest and immediately organized a political coalition named Forza Italia (after the ubiquitous soccer chant meaning "Go Italy"). He appointed himself as its leader.
Allying the new grouping with a federalist party and the remains of a disbanded neo–fascist group, he geared up his media companies to begin a television and print blitz to advertise his candidacy. Several editors of his press concerns resigned in protest at being told whom to endorse in the typically free–for–all run–up to elections. Berlosconi pressed on, portraying himself as honest and in touch with the concerns of young Italians while pledging to eradicate corruption, lower taxes, increase personal choice, and promote free–market economics. In 1992, a national poll revealed that Italian teenagers ranked Berlusconi ahead of Jesus Christ and the Italian president when asked about the ten people they admired most. However, disaster struck when the leader of the fascist group praised deceased Italian dictator Benito Mussolini as the century's finest statesman. It was a testament to the power of Berlusconi's personality that he was quickly able to smooth over the outrage that instantly arose over the comment about the hated leader.
Berlusconi held up his lack of political experience as a virtue to voters, telling them that his success as a businessman was excellent preparation for him to transform the bloated, inefficient Italian government into a lean, streamlined machine that would work for the people and provide a fresh start for all, with sweeping tax cuts and millions of new jobs. The media (much of which he ran, of course) quickly dubbed Berlusconi "the Knight." Support for him built rapidly despite virulent attacks by his detractors. The media and Berlusconi's own personal flair prevailed, and the Freedom Pole won 43 percent of the popular vote in March 1994 elections—enough to enable him to form a government of which he was appointed prime minister. However, despite his precautions, allegations of conflicts of interest arose quickly, fueled by the fact that Berlusconi and his family had retained 51 percent of Fininvest's interests. Coupled with these suspicions, when one of the coalition's parties bailed out of the union, Berlusconi's government collapsed after only nine months in power. In the meantime, his carefully cultivated image as a politician who was above the nation's traditional corruption began to crumble when it was revealed that Berlusconi had in 1978 joined the sinister Propaganda Two group. This was a secret Masonic lodge that had created a powerful state within a state with strong influence on the secret police, banks, the government, and the military.
Undaunted by these obstacles, Berlusconi began selling off more and more of his shares in his wide array of holdings, and in 1996—just two days before the April general election—he officially declared that he no longer had a majority control in any business. His past continued to haunt him, however, with further allegations of corruption and misdeeds, and although he succeeded in being elected as a member of Parliament representing his right–wing coalition, he was forced to abandon his bid for the premiership.
Appointed Premier Again Despite Lingering Charges
As charges of misdeeds continued to pile up, Berlusconi alleged that left–wing politicians had mounted a plot against him. He was convicted of several financial crimes related to accounting and illegal political funding in 1997 and 1998. He managed to have these overturned on appeal, but those charges were followed by allegations of bribery and other misdeeds in 1999. Nevertheless, he was reelected as a member of the European Union Parliament in 1999 and remained opposition leader in his own country's Parliament until 2001, when he was once again appointed prime minister on May 13. Berlusconi and his House of Freedoms coalition had won the popular vote by 18.5 million votes, propelled once again by his image as a forceful, self–made man who would at last straighten out the Italian government. Nevertheless, plenty of people were outraged by Berlusconi's second rise to power, and in 2002 hundreds of thousands of them staged a massive protest to drive home their point—that his heavy involvement in the world of business made him incapable of being an impartial and fair national leader.
The government was shaken to its core later in 2002 when a mammoth corruption scandal came to light that involved some 6,000 politicians and business leaders, including Berlusconi's brother Paolo and his friend Craxi, and billions of dollars in graft. Meanwhile, Berlusconi himself served as foreign minister in addition to his role as prime minister for ten months in 2002.
Berlusconi got a reprieve from the courts in 2003 when Parliament passed a controversial law making the government's top officials, including the prime minister, immune from prosecution. It looked for a while like the legal challenges to his leadership were behind him, but the Constitutional Court soon overturned the law. Meanwhile, Berlusconi's firm decision to stand as an ally with the United States in the war in Iraq had become extremely unpopular, and by 2003, a full 75 percent of Italians were opposed to his decision. In July 2003, Berlusconi assumed the rotating six–month presidency of the European Union, using that position to urge other European countries to support the United States in the war.
By 2004, Berlusconi and his government had enacted numerous bills and laws aimed at reforming the nation's school and labor systems, reduced taxes and other financial burdens on citizens, increased government support of the unemployed, elderly, and disabled, and, not surprisingly, loosened regulations on limits of private ownership of media. However, critics from both Italy and elsewhere warned that Berlusconi's liberal spending could soon have major negative impacts on the country's long–term economic outlook. Nevertheless, the prime minister now had the honor of heading Italy's longest–running government ever.
In 2004, Forbes magazine ranked Berlusconi as the 30th wealthiest man in the world, up from 45th in 2002, and estimated his personal fortune at $10 billion. He has been married twice, first to Carla Dall'Ogglio, with whom he had two children, and then to actress Veronica Lario, with whom he has three children. He released a CD in 2003 of Neopolitan love songs. The prime minister prefers to spend his spare time at his 70–room villa in Sardinia named "Arcore," whose amenities include a private park, a movie theater, and walls of large–screen televisions.

http://www.encyclopedia.com/doc/1G2-3446400032.html

"Pronto Silvio, sono Saccà..."


VERBALE: di trascrizione di conversazioni telefoniche in arrivo ed in partenza sull'utenza avente il numero XXX XXXXXXX in uso a Saccà Agostino, come da decreto del 05.06.2007 emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli a firma del Dott. Dr. Vincenzo PISCITELLI

Data: 21/06/2007 Ora: 18:40:09

S.S. = Segretaria Saccà
S. = Saccà
S.P. = Segretaria Presidente
P. = Presidente
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S: Pronto?
S.S.: Direttore, glielo passano.
S: Si,.. pronto.
S.P.: Si Direttore, le passo il Presidente.
S: Si, grazie.
P: Agostino!
S: Presidente! Buonasera ..come sta ... Presidente...
P: Si sopravvive...
S: Eh .. vabbè, ma alla grande, voglio dire, anche se tra difficoltà, cioè io ... lei è sempre più amato nel paese ...
P: Politicamente sul piano zero ...
S: Si.
P: ... Socialmente, mi scambiano ... mi hanno scambiato per il papa..
S: Appunto dico, lei è amato proprio nel paese, guardi glielo dico senza nessuna piangeria ...
P: Sono fatto... oggetto di attenzione di cui sono indegno ...
S: Eh .. ma è stupendo, perchè c'era un bisogno ... c'è un vuoto ... che .. che lei copre anche emotivamente ... cioè vuol dire ... per cui la gente .. proprio ... è cosi ... lo registriamo...
P: E' una cosa imbarazzante ..
S: Ma è bellissima, però
P: Vabbè .. allora?
S: Presidente io la disturbo per questo, per una cosa fondamentale, volevo dirle alcune cose della Rai importanti in questo momento, perchè abbiamo faticato tanto per conservare la maggioranza .. eh, la maggioranza cinque è importante anche in questo passaggio, riusciamo a conservarla per un anno dopo la ... ma è strategica questa cosa, ma se la stanno giocando in una maniera .. stupida ... proprio, cioè ... quindi, volevo.. lei già lo sa ... perchè le avevo... volevo darle questo allarme, perchè, allora, se abbiamo la maggioranza in consiglio, e quindi abbiamo una forte importanza, questa maggioranza non la smonta più nessuno ormai dopo la decisione...
P: si, ... non capisco Urbani che fa lo stronzo, no?!
S: Mah! Allora ... Urbani, io non .. non lo so .. penso che in questi giorni sono stati più i nostri alleati ... che hanno un pò .. no! ... lui forse ha fatto un errore su Minoli ...e l'altra volta ... eh .. però sono stati un pò .. AN e anche la Lega, che per un piatto di lenticchie hanno spaccato la maggioranza ... dopo quindici giorni, in cui la maggioranza era uscita saldissima dalle aule giudiziarie, cioè quello che non è riuscito con specie ...
P: Mamma mia, vabbè, adesso io ho dovuto ... interessarmi di questa cosa....
S: Gli è riuscito con Speciale .. gli è riuscito forse con quello della Polizia ...
P: .. adesso li richiamo .. a ..(parola incomprensibile) ...
S: Li richiami lei all'ordine .. Presidente ...
P: Daccordo.
S: .. perchè abbiamo una grande vittoria .. qui in azienda stavamo riprendendo ...anche con Sensi ... Ingiro (fonetico) ..
P: vabbè .. va bè .. adesso vediamo, vediamo un pò. Senti, io ... poi avevo bisogno di vederti ..
S: Si.
P: perchè c'è Bossi che mi sta facendo una testa tanto ..
S: si .. si ..P: .. con questo cavolo di .. fiction .. di Barbarossa ..
S: Barbarossa è a posto per quello che riguarda .. per quello che riguarda Rai fiction, cioè in qualunque momento ...
P: allora mi fai una cortesia ...
S: si
P: puoi chiamare la loro soldatessa che hanno dentro il consiglio ..
S: si.
P: .. dicendogli testualmente che io t'ho chiamato ...
S: vabbene, vabbene ..
P: ...che tu mi hai dato garanzia che è a posto ..
S: si, si è tutto a posto ..
P: .. chiamala, perchè ieri sera ..
S: la chiamo subito Presidente ...
P: ... a cena con lei e con Bossi, Bossi mi ha detto, ma insomma .. di qui di là ... dice ... Ecco, se tu potevi fare sta roba ...mi faresti una cortesia.
S: allora diciamola tutta ... diciamola tutta Presidente .. cosi lei la sa tutta, intanto il signor regista ha fatto un errore madornale perchè un mese fa ... ha dato .. e loro lo sanno .. ha dato un'intervista alla Padania, dicendo che aveva parlato con Bossi e che era tutto... io, ero riuscito a rimetterla in moto la cosa, che era tutto a posto perchè aveva parlato col Senatur .. bla, bla, bla ... il giorno dopo il corriere scrive ...
P: esiste ... (parola incomprensibile) ...
S: in due pezzi, dicendo, Saccà fa quello che gli chiede la ..(parola incomprensibile) le mando poi gli articoli ... così...
P: chi è il regista?
S: il regista è Martinelli, che è un bravo regista, però è uno stupido,un ingenuo, un cretino proprio...
P: uhm ...
S: un cretino, mi ha messo in una condizione molto difficile, perchè mi ha scritto un articolo sul corrier della sera ... e poi non contento, Grasso sul Magazine del corriere della sera ... scrive il potente Saccà fa quello che gli dice Berlusconi e basta ... ecc. .. che poi, non è vero, lei non mi ha chiesto mai ...
P: allora ascoltami...
S: lei è l'unica persona che non mi ha chiesto mai niente ... vogliodire ...
P: io qualche volta di donne ... e ti chiedo ... perchè ..
S: si, ... ma mai ...
P: ... per sollevare il morale del capo .. (ridendo)
S: eh esatto, voglio dire ... ma, mi ha lasciato una libertà culturale di ... ideale totale .. voglio dire .. totale .. e questo lo sanno tutti, allora perchè, e, malgrado questo, io sono stato chiamato poi dal Presidente, dal Direttore Generale: "Mah! Com'è sta cosa!?" Questa cosa vale perchè, vale perchè Barbarossa è Barbarossa, perchè Legnano è Legnano...
P: certo, certo ..
S: perchè i Comuni a Milano hanno segnato la civiltà dell'occidente .. voglio dire ..
P: daccordo .. vabbene ...
S: Quindi, adesso io la chiamo subito ecc. ... Presidente, poi quando lei ha un attimo di ...
P: la settimana prossima sto a Roma ... vieni a trovarmi quando vuoi ..
S: eh .. vediamo ..
P: ... chiama la Marinella lunedi ...
S: mi metto daccordo con Marinella ...
P: .. lunedi che ci mettiamo daccordo, vabbene. Senti, tu mi puoi fare ricevere due persone ...
S: assolutamente...
P: .. perchè io sono veramente dilaniato dalle richieste di coso ....
S: assolutamente ..
P: con la Elena Russo non c'era più niente da fare? Non c'è modo...?
S: no .. c'è un progetto interessante .. adesso io la chiamo ..
P: gli puoi fare una chiamata? La Elena Russo; e poi la Evelina Manna. Non centro niente io, è una cosa ... diciamo ... di...
S: chi mi dà il numero?
P: Evelina Manna ... io non c'è l'ho ...
S: chiamo ..
P: no, guarda su Internet ..
S: vabbè, la trovo, non è un problema ... me la trovo io ..
P: ti spiego che cos'è questa qui ..
S: ma no, Presidente non mi deve spiegare niente ..
P: no, te lo spiego: io stò cercando di avere ...
S: Presedente, lei è la persona più civile, più corretta..
P: allora ... è questione di .. (parola incomprensibile, le voci si accavallano) ....
S: ma questo nome è un problema mio ...
P: io stò cercando ... di aver la maggioranza in Senato ...
S: capito tutto ...
P: eh .. questa Evelina Manna può essere .. perchè mi è stata richiesta da qualcuno ... con cui sto trattando ...
S: presidente ... a questo proposito, quando ci vediamo, io gli posso dire qualcosa che riguarda la Calabria .. interessante ...
P: molto bene...
S: .. perchè c'è stato un errore, in una prima fase c'è stato un errore per la persona che ha mediato il rappor ... poi glielo dico a voce ...
P: .. che non andava bene?
S: .. non andava bene ..
P: devo farlo io direttamente.
S: esatto, non andava bene per nulla ..
P: va bene ...
S: poi le dico meglio ... Presidente ..
P: va bene, io sto lavorando in operazione libertaggio .. l'ho chiamata così, va bene?
S: va bene ...
P: va bene .. se puoi chiamare questa signora qui ...
S: la chiamo .. e poi quando ...
P: Evelina Manna ...
S: .. ci vediamo le riferisco ..
P: .. e anche Elena Russo ... grazie, ci sentiamo ..
S: vabbene ... allora arrivederla Presidente ...
P: la settimana prossima ci vediamo ...
S: .. oh .. metta le mani però su sta maggioranza ... perchè veramente io ho rischiato tanto per avere la maggioranza in consiglio ....
P: faccio questo .. anche se ...
S: ... e si è sciolta dopo la set ... abbiamo fatto una figura barbina!
P: va bene ...
S: .. ma non per colpa .. mi creda ... di Urbani ....
P: daccordo ...
S: Urbani fa altre cazzate ...
P: Si, si va bene!
S: grazie Presidente ..
P: grazie ciao ... ci vediamo la settimana prossima.


Berlusconi chiama Saccà /1
Telefonata del 12 settembre 2007


Legenda

A. = Agostino Saccà
S. = Segreteria Saccà
B. = Presidente Berlusconi

A. Chi è? ....Pronto?
S. Direttore Saccà, buonasera, la segreteria del presidente Berlusconi
A. Ah, sì, grazie
S. Glielo posso passare?
A. Certamente
S. Grazie
-dopo qualche secondo di attesa:-
S. Direttore, ancora un istante, grazie
A. Sì, grazie, certo
-dopo qualche secondo di attesa:-
B. Pronto?
A. Buonasera, presidente, come sta? Bene, bene ....
B. Sto lavorando per far cadere il Governo e conto di riuscirci
A. E credo che ce la può fare .... io le volevo ....
B. Io le telefono per due cose...
A. Sì, sì
B. Oltre ... ti telefono per due cose oltre alla vicenda della Rai, naturalmente, per cui...
A. Sì, sì
B. Questo Fabiano Fabiani è anche uno con cui penso che tu sia amico, no?
A. Diciamo che lui ama la fiction, perché è stato presidente ed ho un buon rapporto ...
B. Io anche ho un buon rapporto con lui, non gli telefono per salutarlo perché adesso sono in controcorrente e che in effetti devono darci il presidente, no, ecco, comunque, insomma, credo che, che non sarà disastroso ...
A. No
B. Credo che non sarà disastroso
A. Penso che è uno che va a vedere i fatti concretamente e darà giudizio ...
B. Va bene, senti un po', lui è stato direttore generale della Rai, no?
A. Lui è stato vice direttore
B. Vice direttore generale
A. E' stato direttore del "TG1", ma parliamo degli anni sessanta, poi direttore dei "culturali", poi vice direttore generale, poi è uscito, è andato in"Iri" a fare il presidente delle autostrade ...
B. EhA. Poi dopo autostrade, è passato a fare il direttore di "Finmeccanica" centrale, poi ha fatto l' amministratore delegato di "Finmeccanica" e lì ha venduto l' Alfa Romeo alla Fiat, e c'è questa cosa, tutta questa vicenda qui, e poi è andato a Napoli a ge... a fare quel discorso del recupero della' ex area "Finsider", no, e non ha cavato un ragno dal buco, e poi Veltroni l' ha nominato prima presidente di "Roma expo", che è una società sulle, sulle esposizioni romane, e poi direttore generale di coso, di, di, di "Acea", e da direttore generale di "Acea" ha fatto una grossa operazione, questa se la faccia tirare fuori, di, come dire, di affidamento a, a, come dire, a "copservizi",è una cosa molto grossa, molto, molto grossa di un carico importante, e, e, e, di tutte le municipalizzate di Roma, eccetera ...
B. Comunque è uno capace ...
A. Sì, sì, no, è uno molto capace e che poi, che giudica sui fatti, allora ... è come lei, presidente, quando io parlo di lei, dico: ma a Berlusconi non gliene frega, l' importante è che i gatti pigliano i topi ...
B. Sì, sì
A. Se sono neri, se sono rossi, sono bianchi ...
B. Va bene ...
A. Per lui ...
B. Grazie, grazie mille ... allora, le due cose per cui ti disturbo, Agostino, sono ...
A. Sì, sì
B. Una, e, e, e, perché, e, e, e ... tu mi hai parlato di quel calabrese ...
A. Sì
B. Eletto in Australia ...
A. E lì, su quello io ho delle notizie importanti, molto importanti ...
B. Ecco ...
A. E possibilmente positive, se governata la situazione ...
B. Sì, e allora io su quello sono interessato, che sto facendo l' operazione, sto cercando di aggregare più senatori possibili, no ...
A. Sì
B. Ecco, quindi su quello se hai delle cose da dirmi, se poi ti ...
A. Io delle cose, se vuole gliele posso già dire al telefono e poi ...
B. Sì, sì, dimmele, vai, dimmele, dimmele
A. Allora, lui era il direttore ... non è vero quello che mi avevano detto, perché lui in realtà di cultura era più, come dire, laburista, lì, no ...
B. Uhm
A. Questo è il dato, però, però, però ... e dirigeva, non come mi è stato detto, "La fiamma di Sidney", ma l' altro giornale della stessa proprietà, che è una proprietà di italiani che vengono dal Veneto, importanti, che sono grandi importatori dall'Italia di prodotti alimentari ...
B. Eh
A. E lui è un uomo di questi, signori, praticamente, di questi signori qua, ... lui ha fatto due cose ... intanto sta tornando poco in Australia, sta tornando molto poco, se vi dico come ... perché fu un mio amico, e, e, e, carissimo, che tra l' altro vive a Milano, è noto, eccetera, è un cugino di un grande ristoratore australiano, e questo signore andava tutte le sere a mangiare quando usciva dal giornale, a mangiare ... e quindi so tutto proprio .. e allora, lui ha fatto due cose, uno, ha dichiarato alla radio degli italiani in Australia che se il governo non fa entro quest'autunno, non approva comunque un disegno di legge sulla doppia cittadinanza per gli italiani d' Australia, lui lascia ... evidentemente dice l' amico, e, e, e, come dire, ristoratore, si sta preparando il modo per uscire, perché, evidentemente, sta riflettendo chi lo rielegge la prossima volta, ed è chiaro che il governo non ce la fa a fare un disegno di legge, approvarlo sulla doppia cittadinanza in Australia, e poi perché agli italiani e non ai sudamericani, eccetera, eccetera ... l' altra cosa è che, il giornalismo per lui è importante, è importante il futuro, chi l' aiuti .. quindi, glielo vorrei dire meglio a voce, diciamo, presidente ...
B. Sì, ma senti un po' , c'è una persona che potrebbe, che potremmo usare per contattarlo ...?
A. Sì, c' è questo mio amico che è un commercialista importante, di origine calabrese, che sta a Milano, che tra l'altro è nostro proboviro, lì, di "Forza Italia" a Milano, quindi è uno proprio nostro .... Di casa. Nostro, importante, che io mi sono rivolto a lui sapendo che lui aveva questo cugino che era .. aveva una catena di ristoranti importanti in Australia, e lui subito mi ha detto tutto .... Allora se tu puoi ...
A E lui si propone proprio per dire: allora se devo essere l' uomo di contatto, allora divento l' uomo di contatto ...
B. Se tu potessi combinare un incontro con Marinella di questo signore a Milano con me lunedì o martedì prossimo, mi faresti una cortesia ...
A. E' troppo presto, presidente, ci dobbiamo dare ... non ce la faccio in così pochissimo tempo
B. No, ma no del, del dep... del senatore ...
A. Ah
B. Del proboviro
A. Ah, certo del nostro amico, del nostro, e, e, e, del commercialista, subito ...
B. Va bene
A. Questo lo faccio immediatamente
B. Va bene; punto primo, e questo grazie e moltissimo ...
A. Sì
B. Punto secondo, quella pazza "della" Antonella Troise...
A. Sì
B. Si è messa in testa che io la odio ...
A. Sì
B. Che io ho bloccato la sua carriera artistica ...
A. Ma ...
B. E' andata a dire delle cose pazzesche in giro ... ti chiedo questa cortesia, di farle una telefonata ...
A. La chiamo ...
B. E di dire: guarda che, e, e, e ... fissare un appuntamento, non lo so, dire che c' è qualche cosa, e di dire che io ti ho tolto la tranquillità perché sono un po' di settimane che continuo a dirti: io devo far lavorare "la" Troise...
A. Va bene, la chiamo, la convoco ...
B. Scusa, dille, sottolinea un mio ruolo attivo ...
A. Va bene
B. Perché io continuo a dirglielo ma lei dice pensa che io le sia di ostacolo addirittura, che è una cosa folle, io non sono mai stato ostacolo a nessuno in vita mia in nessun campo ... va bene, però è pazza e, quindi ...
A. Sì
B. Fammi questa cortesia perché sta diventando pericolosa
A. Va bene; ho un' altra cosa da dirle io, perché io ho visto pure Pietro "Fusa", però so che lì sta andando anche un' altro discorso avanti, eccetera, eccetera, quelle due ...
B. No, lì così siamo fermi invece
A. Allora le dico quello che mi ha detto, glielo dico rapidissimamente, eccetera, lui mi ha detto, dice: guarda, Agostino ... lui poi è di poche parole, è stato due ore a casa mia, è venuto lui a casa mia in Calabria, a casa di mia sorella, ha detto: guarda, Agostino, intanto apprezzo questa cosa che Silvio ha messo te, che vuol dire che allora mi rispetta e mi stima, perché io ti consi... le dico quello che mi ha detto, ti considero un grande intellettuale, un uomo importante ....
B. Bene
A. E quindi vuol dire che, che mi valuta per quello che io merito, eccetera, però ti dico due cose che devi dire a lui, allora, uno, che io sto con lui, cioè , voglio dire, li odio questi qua, io sono democristiano, dico, non sono che so stato costretto a finire lì ...due, che quand'anche io passo, se lui non risolve il problema di Casini, perché io vivo al Senato, in piedi il Governo lo tengono i senatori di Casini ...
B. No, non possono tenerlo i senatori di Casini, perché Casini si "sputtanerebbe" definitivamente di fronte a tutti ...
A. No, però di fatto, sotto sotto ...
B. No, no, ma sotto sotto noi denunceremmo con grande violenza tutto questo, andrei io in televisione a dire: questo Casini è un porco traditore e, quindi, squalificato per sempre della scena politica dei liberali
A. Però lui mi ha detto: questo è il problema, perché siamo in dieci, non ce la facciamo più, mi ha detto ...
B. Sì, sì, sì ...
A. Non ce la facciamo più
B. Infatti io ce ne ho diversi, io sto facendo la corte a più di venti
A. Un' altra cosa che lui mi ha detto ...io ho detto: sì, però io ... se Berlusconi si è scomodato per chiamarmi, io la cosa gliela devo portare, dico: Pietro, mica ci muoviamo, perdiamo tempo, voglio dire, dai, dico io gli posso comunque dire una cosa, che se lo aggredissero personalmente sulle sue sostanze, sulla sua azienda, sulle sue cose, tu non ci stai, garantisci glielo, m' ha detto, questo glielo puoi garantire ...
B. Grazie
A. Poi sul resto vediamo ... questo garantisci glielo, che su questo io non ci sto, e lo dichiaro, perché è una persecuzione, sarebbe una persecuzione personale ...
B. Va bene, grazie mille; senti ...
A. Il resto, io ...
B. Allora adesso io Fusa penso di cucinarmelo io, gli telefono direttamente io, lo invito io
A. Eh, io so che, che lui ... qualcosa c' è, perché lui mi ha detto : e ma io poi lo vedo ... cioè, capito, lui me l' ha detto questo ...
B. Va bene
A. Dico: benissimo ... va benissimo, così gli ho detto ...
B. Va bene ... va bene
A. Poi, presidente, quando può e vuole, io le devo dire anche altre cose, la Rai, ma comunque ...
B. Va bene, quando vuoi telefona "alla" Marinella
A. Va bene, va bene
B. Glielo dico e fissiamo un appuntamento subito
A. Intanto io con Marinella mi metto d' accordo per mandarle il "Pilello" ...
B. Come si chiama?
A. "Pilello", Pietro "Pilello"
B. "Pivello"?
A. Pietro "Pilello"
B. "Pilello"
A. Tra l' altro è un personaggio anche importante a Milano, perché è nella commissiona tributaria di Milano ...
B. Benissimo, benissimo
A. E' una persona seria ...
B. Grazie mille
A. Va bene presidente
B. Grazie
A. Buon lavoro
B. Grazie moltissimo, Agostino, ciao
A. Comunque le voglio dire una cosa, che sul territorio ho trovato un consenso verso di lei, in Calabria, per cui è papa subito, (ride)
B. (ride), va bene
A. Ma è una cosa meravigliosa
B. Va bene, grazie mille
A. Arrivederla
B. Ciao, grazie molto, grazie.



mercoledì 9 luglio 2008

GAG (!?) TRA BERLUSCONI E SARKOZY AL G8

No Cav Day - L'affondo di Sabina Guzzanti sulla Carfagna


http://www.clarin.com/diario/2008/07/05/elmundo/i-01708762.htm

"...Según la prensa, en los diálogos telefónicos Berlusconi y su actual ministra de Igualdad de Oportunidades, Mara Carfagna, de 37 años, intercambiarían frases de tono más que subido con alusiones a il pompino . En la época en que fueron realizadas las intercepciones judiciales, il Cavaliere era el jefe de la oposición y Carfagna, una soubrette de fama creciente en la televisión".